Quando le parole fanno bene: la scrittura come terapia

La scrittura terapeutica ed emotiva

Per lo psicologo statunitense James Pennebaker la scrittura è uno strumento personale che permette un’elaborazione cognitiva ed emozionale di una narrazione coesa, coerente della propria storia autobiografica, e ha una ricaduta benefica sulla salute.

Il punto di vista della psicologia

Parlare di “scrittura terapeutica” significa riconoscere che i danni provocati alla salute da una qualsiasi esperienza traumatica derivino dallo sforzo di inibire la comunicazione esterna dell’esperienza traumatica stessa, soprattutto per la vergogna. Il lavoro di inibizione agirebbe sull’organismo come stressor comulativo manifestandosi con pensieri intrusivi, ossessivi, indesiderati. La terapeuticità deriva però anche dall’idea che la tecnica di scrittura faciliti una riorganizzazione e semplificazione mediante la produzione di una narrazione nuova intorno all?evento. Attraverso cioè una “trama significativa”.

Un malessere dipende spesso non dal fatto accaduto, ma dal significato che l’individuo dà ad esso (teoria delle attribuzioni cognitive): per questo scrivere può aiutarci a modulare anche l’impatto emozionale di un’esperienza negativa poiché aiuta a dare un nuovo significato all’evento; inoltre alleggerisce la mente di qualche peso emotivo, il foglio fa quindi da contenimento emotivo.

Pennebaker osservò che quando le persone scrivono dello stesso trauma per diversi giorni tendono gradualmente ad abbreviare, a condensare, a metaforare le descrizioni, riducendo gli elementi marginali, sintetizzando, facendo “riassunti mentali”. Questa riorganizzazione dà forma espressiva al proprio dolore, migliora la propria consapevolezza riguardo all’accaduto (insight) e di conseguenza facilita l’acquisizione di una maggiore autostima.

Il punto di vista della narrativa

Ciò che accade nella stesura di un diario (personale o clinico), accade però, per molti aspetti, pure nella narrazione letteraria la quale fa riferimento all’ambito creativo-ricostruttivo del pensiero, all’attività immaginativa, alla cosiddetta memorabilità della storia raccontata.

Qualsiasi sia il contesto e l’obiettivo, il risultato finale di un’elaborazione descrittiva di eventi si trasforma sempre in un “copione” o “tema centrale”, che nella scrittura creativa coincide con la trama e l’intreccio della storia; mentre nella pratica clinica, risponde alla vita psichica e rappresenta la chiave di sofferenza dell’individuo. La scrittura è terapeutica poiché ci permette di riorganizzare i nostri elementi interni; nella narrazione letteraria s’impone lo stesso un significato evidenziando cause, trascurandone altre, creando punti di vista, per esempio, attraverso la costruzione multidimensionale di personaggi cui diamo il nome, che sono portatori di valori, visioni del mondo, conflitti da sciogliere e azioni significative.

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