Chi, Cosa, Quando, Dove e Perché sono le domande classiche del giornalismo. Ma in realtà questo è uno schema di semplificazione che può aiutarci a narrare la nostra vicenda anche per ciò che concerne la dimensione letteraria. Capita fin troppo spesso infatti che, in balia della nostra “smania scrivens”, non riusciamo a padroneggiare adeguatamente tutti gli elementi della storia: ciò va naturalmente a discapito della chiarezza e della linearità.
Del resto il patto che facciamo con il nostro lettore si fonda sempre sulla credibilità della narrazione che vogliamo mettere in scena. Dobbiamo essere sempre precisi e mai ambigui (lo sappiamo benissimo) anche sacrificando, qualora necessario, questo o quest’altro manierismo o orpello stilistico. La riscrittura e le fasi di editing, naturalmente, servono proprio a questo: a mettere ordine, a rendere tutto pi? coeso, coerente, preciso.
Ma lavoriamoci per gradi. La piramide narrativa non è un’esclusiva del metodo esclusivo Scrittura Efficace (è comunque rinvenibile in molte piattaforme che si occupano di scrittura creativa), rappresenta però un’integrazione teorica interessante a quanto descritto in diverse occasioni o articoli. La piramide narrativa è uno schema di organizzazione mentale della nostra narrazione (rispetto a una gerarchia precisa di importanza e indipendenza dei fattori) che prende spunto dalla famosa piramide dei bisogni dello psicologo Abraham Maslow. Cosa ci dice? Semplicemente che ci sono cose da prediligere quando si tratta di narrazione.
Dalla base all’apice, troviamo:
[1] SIGNIFICATO, SENSO, ovvero la necessità di individuare quale sia il nucleo portante della nostra storia (ovvero tutti i concatenamenti causa-effetto da realizzarsi per veicolare adeguatamente il messaggio centrale della narrazione). Si tratta di ciò che concerne la chiarezza della narrazione.
[2] EVOCAZIONE/RICORSO AI SENSI: vien da sé che un bravo scrittore debba evocare i sentimenti, gli stati d’animo, le passioni nel proprio lettore. Abbiamo ribadito molte volte la necessità di non essere troppo astratti, cerebrali. È un modo per ribadire l’importanza di imparare a utilizzare espressioni più corporee e sensuali (entriamo qui nell’ambito della “scrittura emotiva”, che abbiamo già trattato in separata sede).
[3] ATMOSFERA, VOCE NARRANTE, CONNOTAZIONE: sono gli elementi che rendono la ricchezza stilistica dell’autore. L’atmosfera e la voce narrante concorrono nella capacità di “imprimere” nel lettore una visione d’insieme (pensiamo alle atmosfere dark dei romanzi di un Lovecraft, o alle voci narranti a loro modo ironiche e scanzonate di Bukoswki, Calvino o Pirandello); la connotazione è invece l’insieme di tutte le associazioni implicite alla parola.
[4] SOTTOTESTO, NON-DETTO: è la visione profonda di ciò che andiamo a scrivere, il messaggio non detto che vogliamo mostrare, il valore da tramandare attraverso la narrazione. Riguarda la “morale della favola”.
Soltanto al termine di questo processo creativo dovremmo concentrarci sui punti meno basilari della nostra storia, sino ad arrivare ai contenuti apicali:
[5] METAFORE, ovvero gli accostamenti originali fra parola a parola al fine di creare associazioni di idee e [6] ABBELLIMENTI, MANIERISMI, LIRISMI, tutti quei particolari che, invero, fanno la differenza.