Un thriller esoterico di formazione: il viaggio di Lou Caswan per ritrovare se stesso
Esce il 30 ottobre per Edizioni Haiku la road novel FANGO ROSSO, opera prima di Rino Mazzanti. Un romanzo di viaggio, un thriller dalle forti coloriture esoteriche ma anche, in realtà, un romanzo di formazione. Il romanzo nasce con la collaborazione di Scrittura Efficace.
Fango Rosso narra la storia di Lou Caswan, o meglio: la storia di come Lou impara a vivere e a lottare. Le due azioni diventano sinonimi per l’autore. Perché occorre stare sempre in guardia, a volte scappare, altre volte affrontare, anche senza coraggio, quello che la vita ci riserba. Lou impara così a non farsi sopraffare, ad abbandonare i limiti mentali, le “trincee” dietro le quali nulla si conclude, perché nulla si inizia. Impara com’è bello e doloroso innamorarsi e com’è facile prendersi cura di qualcuno. Solo il tempo è il vero antagonista di Lou; un tempo sprecato, durante il quale non è cresciuto. Un tempo per riparare, per imparare e un tempo per decidere tutto, ora e subito.
Rino Mazzanti introduce con Fango Rosso il tema della “rinascita”. Rinascita dell’uomo Lou e del suo contesto. Pittsburgh è l’ambientazione scelta: una città rinata dal suo osmotico rapporto tra industria e natura, dove del primo rimane solo l’azione e del secondo la visione. La rinascita è possibile solo se ci si pone un obiettivo: per rinascere, bisogna “ri-uscire”.
Pittsburgh è un ricordo degli studi di Arte e Architettura. È la città natale di Keith Haring e Andy Warhol e della sua (filosofica) trasformazione “industriale” dell’arte, accessibile alle masse, ripetibile, replicabile, diretta e non esclusiva. Un territorio in cui F.L. Wright progettò e realizzò “la casa sulla cascata” in cui la natura entra nell’architettura, detta le sue regole, impone i suoi colori, i suoi materiali; la pietra bruna e un verde fitto e denso.
Lou deve venire al mondo per una seconda volta, imparare a respirare a comminare e muoversi nella sua nuova realtà.
Fango Rosso è anche solitudine, cambiamento, riscatto e perdita. Lou conosce molto bene la perdita: il padre suicida, prima che lui nascesse e la madre vittima di un grave infortunio sul lavoro, e poi la perdita del nonno. Seguendo le chiavi di un misterioso rapimento, l’autore ci catapulta in un passato lontano, ancestrale, costellato di antiche civiltà che hanno colonizzato il pianeta con l’aiuto di un manufatto magico. È un grande libro di pietra passato di mano, tra il ‘700 all’800, dai pirati dei Caraibi ai soldati della guerra di secessione (tutti antenati di Lou) che lo chiamavano Big Coin.
Il fango rosso è l’elemento di congiunzione, il punto d’incontro tra l’ancestrale passato di Lou e le sue intime tragedie personali. È l’elemento, il fuoco, l’olocausto utilizzato dai seguaci di Moloch (i Vigilanti o Angeli caduti) per riportare in vita il loro Dio, credendo che nei poteri magici del libro possano trovare il loro scopo. Lou sarà investito da eventi giganteschi che lo metteranno alla prova e più volte lo faranno vacillare rischiando finanche di portarlo alla morte.
Il tema più profondo è però secondo l’autore il tema della “solitudine”:
“La solitudine è una consapevole rinuncia; al contatto umano, al bisogno di un abbraccio, al calore di una persona vicina. È un “saldo” che dobbiamo sempre saper calcolare. Solitudine è anche scegliere; il silenzio, la contemplazione, il rifiuto del chiacchiericcio, scegliere se stessi rispetto alle persone o ad alcune di esse”.
Nel caso di Lou, la solitudine è una presunzione, una scorciatoia, una strada facile, una “non-azione” per rifiutare una reazione, per non farsi coinvolgere troppo, per paura o per pigrizia. Gli eventi, suo malgrado, lo porteranno alla convinzione di aver pensato tutto, fino a quel momento, nel modo sbagliato.
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